Chiesa Madre
detta di San Pietro e Santa Maria Maggiore
....La Regia Cappella Palatina, Chiesa Madre di Calascibetta dedicata a Santa Maria Maggiore, venne costruita sopra i ruderi del castello Marco ad opera del re Pietro II d'Aragona, ultimata nell'anno 1340;   subito dopo, nel 1342, fu nominata dallo stesso re Regia Cappella Palatina. La chiesa ha le caratteristiche dell'architettura religiosa urbana delle grandi cattedrali di Sicilia, la cui  pianta si sviluppa a forma basilicale. Oggi dopo diversi rimaneggiamenti si presenta a tre navate e può   essere considerata tra le maggiori espressioni dell'arte catalana in provincia di Enna.
Sulle basi della navata sinistra, su cui si slanciano allineate le colonne, si osservano: felini alati  accovacciati come delle sfingi egizie, oltre a molti bassorilievi che presentano forme allegoriche. Sulle basi della navata destra, in basso, è presente un motivo a zampe di uccello rapace, il grifone,  caratteristica che si ripete in tutte le basi della stessa navata. La costruzione sorge sopra i ruderi di un castello, i cui scavi sono stati lasciati aperti e si trovano  inglobati nell'area del pavimento della chiesa e delle sacrestie adiacenti. Il castello che gli antichi storici denominavano Marco era posto sulla sommità del colle che guardava ad  Aquilone (Nord). Quello di Calascibetta fu  uno dei primi castelli di vetta della Sicilia, conteneva al suo interno anche una chiesa  rupestre  paleocristiana, parzialmente visibile, ancor oggi, attraverso un vetro posto sul pavimento dell'attuale chiesa.I muri perimetrali presentano alcune feritoie, che servivano per la difesa della fortificazione.
Nell'insieme queste due costruzioni,  comprese l'una nell'altra, ostentano, rispettivamente, la prima, l'architettura fortificata chiaramente difensiva; la seconda, invece, l'architettura del tardo gotico siciliano. La maestosità del tempio catalano con i suoi  colonnati ad ogiva, ma soprattutto con i suoi bellissimi bassorilievi riportati nelle facciate delle  basi delle colonne sono le testimonianze tangibili della storia civile e militare di questa terra. La costruzione del  castello risalirebbe alla dominazione araba: gli arabi, infatti, si arroccarono in cima al monte Xibet, al quale nome aggiunsero il prefisso “Qal'a”,  che indica un castello od un centro abitato impervio, quindi fortificato dalla natura, quale è la città di Calascibetta. La volontà di dare nuovo  impulso al castello scaturì dalla necessità di alloggiare quella parte di cavalleria che Ruggero il normanno tenne di  stanza a Calascibetta, ed essendo la fortezza del castello  troppo piccola per ospitare trecento  cavalieri, si rese necessario creare una nuova area per ospitare tutti  gli armati; così si completò nel 1062 sulla  sommità del monte Xibet la cittadella militare del Conte Ruggero. I fatti ed i luoghi conosciuti oggi, dimostrano che i ruderi del castello Marco  furono prima demoliti in parte e successivamente nel 1340 nascosti dall'attuale costruzione della  chiesa Madre. Durante la famosa  rivoluzione dei  “Vespri Siciliani”, la  città di Calascibetta, rimanendo città demaniale, dipendeva direttamente dalla  corona dell'isola;  dall'influenza  spagnola, però, ricevette usi, tradizioni ed arte principalmente nel campo  religioso, di cui  ancora oggi resistono  alcuni retaggi. E' opportuno  ricordare che la città di Calascibetta, pur  trovandosi in provincia di Enna, non appartiene alla diocesi di Piazza Armerina, ma essendo stata  Amministrazione  Apostolica della Santa  Sede non faceva parte di nessun'altra   diocesi d'Italia; per molti secoli fu sotto la giurisdizione del   Cappellano Maggiore del regno di Sicilia,  ma, quando nel 1844  fu istituita la  diocesi di Caltanissetta, alla città di Calascibetta fu  assegnato temporaneamente come  Amministratore Apostolico il vescovo di Caltanissetta.  Nel 1342 Pietro II d'Aragona concesse alla  città di Calascibetta lo stemma tuttora adottato,  sostituendolo con il precedente che il Conte  Ruggero aveva già accordato due secoli prima alla città. Lo  stesso anno Pietro II dichiarò la Chiesa  Madre, Regia Cappella Palatina e mentre si trovava nei pressi di Calascibetta, proveniente da Messina, improvvisamente si ammalò e fu ricoverato in città, ove il 15 agosto morì.
(Tratto da "Itinerai turistici" CALASCIBETTA URBS VICTORIOSA ET FIDELISSIMA autore Rosario Benvenuto)
Opere di rilievo presenti nella Chiesa Madre:
-1571. Scuola Gaginiana - Fonte battesimale in marmo  
-1556. Scuola Gaginiana “Ciborio in marmo”, posto sulla navata destra. (cm. 140x 200)
-1783. Francesco Sozzi “Il Gran Conte Ruggero e la città   8  di Calascibetta”.  La tela è ubicata nella sacrestia della Chiesa Madre.
-1617. Gianforti Lamanna “L'Assunzione di Maria”.  Il quadro ubicato sull'altare maggiore della navata centrale, riempie interamente lo sfondo absidale.
-1687.Opere in legno,di maestranze locali,fatte per le necessità  delle chiese:si tratta di enormi armadi del '600 detti“Casciarizzi”,dove si custodiscono i  paramenti sacri.
Gli sportelli del “casciarizzo” della Chiesa Madre, Lorenzo Bellomo, pittore di Calascibetta, dipinse il “Salvator Mundi” e la “Vergine”. 
Queste opere oggi possono essere visionate presso il Museo Diocesano di Caltanissetta, che li   custodisce.
Fra le tele dei prelati spicca una figura particolare quella del Giudice del Tribunale   dell'Apostolica Legazia, Marchese di S. Colomba, Ordinario della Fedelissima e Vittoriosa Città di   Calascibetta, Mons. Alfonso Airoldi, Arcivescovo di Eraclea e Gran Priore di Sant'Andrea di Piazza   Armerina. La tela del 1783 è attribuita al pittore palermitano Francesco Sozzi. 
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