Calascibetta "Da Vedere"
"Via Carcere"

Esempio tipico dell'insediamento rupestre xibetano.
Il Conte Ruggero dichiarò Calascibetta città di diritto regio, quindi, la munì di mura e di un castello  a settentrione. I primi abitanti del monte Xibet risiedevano in numerose grotte e caverne varie di cui la città è cosparsa.  La zona medievale della città, in particolare, nasconde a prima vista la sua parte rupestre, dovuta alla sovrapposizione d'altre costruzioni avvenuta nei secoli successivi. Per comprendere meglio quel periodo storico bisogna leggere bene  quel tessuto urbano che oggi si trova  inglobato nel vecchio centro storico,  riconoscendo le originali strutture medievali in parte rupestri, cui si sovrapposero spesso altre costruzioni  del XVIII e XIX secolo. La morfologia del monte Xibet e la natura della roccia  affiorante permisero, ai primi abitanti della montagna, di  scavare nella calcarenite grigiastra grotte di svariate  dimensioni. Dalla montagna vennero ricavati rifugi per usi  più svariati, grazie all'esposizione prevalentemente a sud  ovest, i locali scavati nella roccia erano sufficientemente  asciutti e riscaldati nelle ore diurne. Si potevano articolare a  diversi livelli poiché la consistenza del materiale lapideo è  piuttosto compatta. La formazione rocciosa inizia proprio nei  pressi di via Carcere e si inoltra per tutta la parte alta del  centro abitato. In questo quartiere si inserisce l'antico  Monastero dei Domenicani........
(Tratto da "Cortili Medievali particolari" CALASCIBETTA URBS VICTORIOSA ET FIDELISSIMA autore Rosario Benvenuto)
"Le Tre Croci"
 
Posizionate su un colle immerso nel verde, il monumento delle Tre Croci si mostra di fronte al centro abitato. Esse sono di stile ottocentesco costruite nel 1873, costituivano “memoria” in occasione del XIX centenario della nascita di Cristo. L'opera prese il posto della precedente con base in pietra e croci in legno, e da testimonianza del culto dedicato della Crocifissione, tema, ripreso dall'icona in terracotta smaltata.L'opera ritrae Cristo Crocifisso al centro e due figure femminili ai lati: Maria e Maria di Magdala, dai volti sofferenti, gli atteggiamenti mesti e compunti, accompagnati da colori e da una rappresentazione artistica, che rendono viva la drammaticità del momento celebrato. L'ubicazione fu scelta per essere visibile da tutto il centro abitato.
Sulla base della croce centrale l'epigrafe dedicatoria: “A CRISTO REDENTORE NEL XIX CENTENARIO DELLA DI LUI NASCITA A TESTIMONIO DI FEDE E DI AMORE LE CROCI DI LEGNO IN PIETRA RINNOVO' LE BASI CON SOLIDITA' RICOSTRUI' CALASCIBETTA”
(Stralci di appunti tramandati oralmente)
"Le Croci"
Croce via Giudea (1824) Cinque Croci (1908) Croce Reggia Trazzera
Calascibetta-Alimena(1910)
"I Tabernacoli"
Tabernacolo dell'Addolorata (1875) Tabernacolo via Maddalena (1500) Tabernacolo Cuore di Gesù (1904) Tabernacolo C.da Malpasso (1815)
"Cacchiamo"  
L'antico borgo feudale di Cacchiamo, frazione del Comune di Calascibetta, dista circa 20 km dalcentro xibetano. Opere significative, realizzate negli ultimi decenni, sono il Monumento alla Madonna del Buon Cammino, eretto nel 1988 in occasione dell'Anno Mariano, e la Chiesa di San Giuseppe, che con l'ampio spiazzale antistante costituisce un importante punto di aggregazione per gli abitanti del borgo. Notevole valore artistico e storico riveste la vecchia masseria, ubicata nel cuore del feudo ed edificata nella seconda metà del XVI secolo dalla famiglia Ferreri.
Il bene monumentale, posto sotto tutela dalla Regione Sicilia con Decreto Assessoriale 952 del 6/6/88 e recentemente restaurato, vide la prima posa durante il periodo della dominazione spagnola in Sicilia. Si pone, pertanto, come testimonianza della politica del governo spagnolo tesa ad incentivare la colonizzazione interna dell'isola ed a favorire la costruzione di nuovi villaggi, per attirare nuovi coloni,destinatari anche di particolari agevolazioni nei contratti. La motivazione di tali incentivi è da ricercare nell'esodo dalle campagne, che rischiò di mettere a repentaglio la produzione agricola del centro Sicilia. La masseria, primo nucleo di Cacchiamo, apparteneva al tempo della sua costruzione a don Nicolò Ferreri, la cui famiglia, originaria di Savona, aveva acquistato edifici e territori del feudo Lo Cacchiamo, membro della Baronia e feudo di Sperlinga, nel 1568 per compra fatta da donna Maria Ventimiglia, Marchesa di Geraci e Baronessa di Sperlinga. Nella seconda metà del XVIII secolo, la masseria venne quindi trasformata in villa di impianto neoclassico dal Barone Francesco Benedetto Bongiorno. La storia successiva vide il feudo passare a diverse nobili famiglie, quali i Lanza e i citati Bongiorno, per via di eredità, matrimoni e compravendite. I resti dell'antico muro perimetrale contornano le due corti che conducono alla grande scala monumentale, per mezzo della quale si accede al piano superiore; da evidenziare la lavorazione dei cornicioni a triplice oggetto, i resti dei decori di travi e soffitti, quanto rimane delle abitazioni un tempo destinate a contadini e mezzadri e la cappella dedicata a San Giuseppe, che presenta affreschi di pregevole valore artistico. La chiesetta venne eretta a parrocchia con Bolla del 4 ottobre 1960 da S.E. Mons. Francesco Monaco, Vescovo di Caltanissetta; dopo circa un decennio iniziò la costruzione della nuova chiesa completata solo nel 1990.
(Tratto da "Cacchiamo" CALASCIBETTA URBS VICTORIOSA ET FIDELISSIMA autrice Francesca Reitano)
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